La statua raffigura S. Lodovico con i simboli della sua dignità vescovile, la mitria, i guanti e il piviale chiuso al petto da un fermaglio incastonato di pietre preziose, sotto il quale si intravede il saio francescano. Originariamente nella mano destra doveva stringere il pastorale, ora perduto, mentre con la sinistra regge il paese di Serravalle, di cui è protettore. L’opera è stata attribuita da Fiamma Domestici (“I Della Robbia a Pistoia”, Firenze 1995, p. 311) a Benedetto Buglioni e riferita in particolare al primo decennio dei sec. XVI. L’artista, che ebbe un’attiva bottega a partire dagli anni ottanta dei sec. XV, è ampiamente documentato nel pistoiese con una produzione che propone modelli di Andrea della Robbia e dei maggiori scultori del tempo, come il Verrocchio e il Rossellino. Nella ricerca di effetti di maggiore naturalezza adottò per le sue sculture in terracotta, accanto all’invetriatura, anche la pittura ad olio, come nel volto solcato da rughe di S. Lodovico e nel bel modellino di Serravalle. Nei documenti relativi alla pieve di S. Stefano l’opera è identificabile per la prima volta in una visita pastorale dei 1628, dove sull’altare di S. Lodovico è indicata un’immagine testacea del Santo, cioè fatta in terra cotta. L’altare era situato sul lato destro dell’edificio in prossimità del maggiore e ad esso faceva riferimento l’omonima Compagnia, cui erano iscritti adulti e fanciulli. Nella seconda metà dei sec. XVIII la scultura venne spostata e collocata in una nicchia posta sopra la porta della sagrestia.